Amore ed insegnamento, un omaggio a Graziella Ferraro Zorio

Por Nelson Osorio Lozano*

Un autobus dipinto di blu, come la canzone, si avviava senza traffico in una gelida mattina un po’ nebbiosa di una città sulle Ande, che lentamente si diffondeva sui verdi campi, dove ancora è comune osservare le mucche al pascolo.

I passeggeri, tutti bambini e ragazzi in divisa ancora un po’ assonnati per l’orario, nell’ingressare al piazzale di sosta dell’automezzo scolastico erano accolti da un instancabile sorriso e da un paio di occhiali leggermente scuri, i quali delineavano un viso e una figura d’elegante portamento.

Non faceva nulla di straordinario, stava lì, scambiava battute con le persone, i genitori o gli insegnanti; accoglieva i più piccoli e guardava i più grandicelli, ricordando l’età di tutti essendo coetanei dei suoi tre maschietti.

Stare lì, ogni fredda mattina, era un suo modo di tastare il polso all’opera che stava costruendo, di capire il clima e i bisogni, di essere presente e di esercitare la sua responsabilità.

Costruire una scuola italiana nel lontano e promissorio Sud America, reperire le risorse per mantenerla, garantire un’impostazione educativa che rispettasse l’offerta formativa colombiana e curare i rapporti con gli insegnanti e con i genitori non è mai stata un’impresa facile.

Il suo progetto iniziò nel lontano 1958 praticamente nel salotto di casa, mano nella mano con l’amato e dolce marito, suo complice nell’avventura dell’educazione. Bogotá, andina verde e fredda, era lo scenario dei loro nuovi sogni, così lontana dalla loro amata Biella, ma con montagne possenti come quelle del Piemonte, che portava nel fondo del cuore.

Graziella Ferraro Zorio faceva la maestra e come concordano le diverse testimonianze di chi ha lavorato al suo fianco riusciva ad avere un occhio su tutto, anche sui particolari della vita scolastica, questo perché secondo la sua profonda convinzione niente doveva essere sottratto al significato ultimo dell’opera educativa.

Da giovane era una persona concreta, pratica, funzionale, realista e accorta, alla quale non sfuggiva niente. Fin da sempre, nel mondo della scuola, Graziella ha testimoniato uno straordinario carisma educativo che ha formato decine d’insegnanti, consigliato altrettanti genitori e cresciuto generazioni e generazioni di giovani, di cui letteralmente si vantava e poteva affermare di conoscere uno per uno.

La pioneristica esperienza di fondare una scuola italiana in un lontano paese quasi privo di emigrati, ma piuttosto avido di cultura e valori umanistici propri dello sguardo europeo sul mondo e sulla vita, colmò la sua esistenza proficua e benemerita.

Graziella ci ha fatto capire con la testimonianza insormontabile della propria esistenza che educare significa innanzitutto trasmettere ai nostri figli chi sono realmente, riportarli cioè alla loro identità, al senso vero dei loro talenti e dei loro indirizzi creativi e a puntare verso le lettere, la scienza, l’arte e lo sport.

Tutto questo cercando di abbinare due sistemi scolastici, quello colombiano e quello italiano, concepiti diversamente per mondi distinti ma entrambi ricchi di motivazioni per avvicinarsi e complimentarsi con mutuo profitto.

Sessantun anni di vita vissuta nell’esperimento bi-nazionale e bi-culturale ne parlano di certo.

L’autobus dipinto di blu è pronto a partire. Adesso riusciremo a leggere la bella grande scritta sulla fiancata destra: “Colegio Italiano Leonardo da Vinci”.

Porta dentro una sola passeggera. Ci saluta con la mano, con quel sorriso tutto suo che ci porta il sole e l’allegria.

Migliaia di ragazzi, bidelli, impiegati, docenti e i più piccoli, i suoi amati in grembiulino, alzano le mani formando un oceano: maestra, amata maestra Graziella, arrivederci e a presto!

*Este texto fue originalmente escrito por Nelson Osorio Lozano y publicado en la revista Incontri en su edición de noviembre del año 2019 (Edizioni – Missionari Scalabriniani).